martedì 29 agosto 2023

Ci siamo quasi

Sono passati lunghi mesi dall'ultima volta che ho tracciato le mie parole su questo blog, e questo mi rattrista profondamente. Nel corso di questo periodo, il flusso della vita ha portato con sé un turbine di avvenimenti. Tra essi, un primo concorso, risalente al 29 ottobre 2019, i cui esami scritti si sono tenuti nel 2020 in piena pandemia di COVID-19, per l'ambito ruolo di magistrato ordinario. Una sfida titanica, in cui il mio cammino si è fermato alle porte degli scritti, un destino condiviso da migliaia di anime desiderose di varcare quella soglia. Non desidero applicare acriticamente l'assioma del "mal comune mezzo gaudio". Dopotutto, gli assiomi sono fulcri incontestabili, non necessitano di dimostrazione, né possono esserlo. Ciò che è certo, è che in quella tornata, la Commissione è stata implacabile, forse eccessivamente. Il risultato? I posti disponibili non sono stati tutti occupati, soltanto 220 anime coronate dal successo.

Ma aspettate, c'è dell'altro. In quella circostanza, il presidente stesso della Commissione ha osato proferire a gran voce, in un'intervista, che tutti i partecipanti a quel concorso erano ignoranti e incapaci di esprimersi per iscritto. Avrebbe dovuto astenersi da uno spettacolo così vano e umiliante, risparmiando così affronti gratuiti a coloro che ambivano a dimostrare il proprio valore. Poiché, lasciatemelo dire, tra quei candidati c'erano avvocati navigati, menti brillanti della cattedra universitaria e plurilaureati, individui intrisi di sapere e competenza. Non si sarebbe certo dovuto esternare in tale modo, preferisco usare termini garbati, anche se il "modo" sembrava esser mancato.

Vi racconto ciò che alcuni, biechi intenti sempre accurati nel mirare al cuore della verità, affermano: questa Commissione era in aperto contrasto con il Ministro della Giustizia per ragioni che non sto qui a spiegare, e avrebbe abbracciato tali atteggiamenti negativi per spargere veleno sul terreno ministeriale. Persino i bambini si astengono da simili comportamenti, è quanto mi pare decente dire in questo momento.

Tuttavia, lasciatemi concludere. Ho riprovato, ho sfidato il destino. Nel 2021 ho affrontato nuovamente il concorso per 500 posti da magistrato ordinario. Luglio 2022 è stato l'epicentro degli scritti, e ancor oggi attendiamo che le valutazioni delle prove tracciate si completino. Mese dopo mese, la Commissione pubblica numeri che tessono la trama dei corretti e degli idonei. Siamo vicini, lo sento. Stimo che entro fine settembre o ottobre si dischiuderanno le porte per coloro che hanno superato questo scoglio cruciale. Un traguardo che si rivela decisivo nell'ascesa verso la Magistratura, perché la selezione è spietata e decisa. Coloro che trionferanno nei colloqui orali saranno numerosi, così ci si aspetta, giacché le percentuali di caduta sono esigue, rispetto al quadro generale. I numeri, lasciatemelo dire, sono fonte di conforto e fiducia. Continuo a nutrire la speranza con ardore.

Raccolgo dunque alcune cifre per contornare questa sfida titanica: le domande presentate, una folla di 14.000 aspiranti. Alla prova scritta si sono presentati circa 6.000 audaci, poiché questo concorso è ben noto per la sua ostica natura, non solo come test da superare, ma come un trittico di sfide ardue da affrontare e conquistare. Tuttavia, solamente 3.600 guerrieri sono riusciti a completare i tre scontri scritti, spalmati in altrettanti giorni di prova. E tra questi, io mi annovero. Da qui, l'inizio del lungo cammino di correzione.

Gli ultimi dispacci del sito ministeriale suonano così: "Fino al 31 luglio 2023, la commissione ha esaminato 3037 buste, ciascuna contenente tre elaborati. 532 candidati sono risultati idonei." Mancano ancora poco più di 500 scrutini, ma considerando che la Commissione ha operato a una media di circa 300 al mese, è plausibile attendersi che ottobre sia portatore di verità. Non può che farmi piacere il fatto che gli idonei abbiano già superano in numero i posti messi in palio dal concorso. È una promessa che accende le speranze, almeno le mie. Ciò in quanto la Commissione è autorizzata a promuovere il 20% in più dei posti disponibili, un toccasana per lenire la cronica penuria di magistrati.

Il mio impegno, cari lettori, sarà continuare a tenervi aggiornati sulla mia corsa verso questa sfida titanica.

domenica 29 novembre 2020

Concorso di persone nel reato vs connivenza

Domenica dedicata allo studio (pensa che novità!). Per non annoiarmi col diritto amministrativo che era in programma per oggi, ho dedicato anche del tempo al diritto penale. L’argomento scelto è quello del concorso di persone nel reato di cui all’art. 110 c.p. 

A tal proposito ho eviscerato (mi si lasci passare questo termine, perché penso renda bene l’idea del lavoro certosino che ho fatto senza escludere nulla) tutte le possibili variazioni sul tema, anche quelle più complicate da gestire per un P.M., tipo il concorso colposo in delitto doloso e viceversa. 

La cosa però che mi ha lasciato più perplesso oggi è il rapporto tra questo reato e la connivenza, ossia lo status di chi assiste passivamente ad un reato senza, appunto, fare nulla. 

Connivenza che in genere non è punita dal codice penale in quanto un soggetto non è obbligato a intervenire e fermare l’esecuzione di un reato come succede per le forze di polizia. La connivenza è punibile solo in alcuni casi sporadici, alcuni dei quali relativi agli attentati a personalità dello Stato e, ultimamente, secondo una sentenza della Cassazione, anche nei reati mafiosi in quanto la connivenza di un soggetto coinvolto in qualche modo in organizzazioni mafiose, seppure con frequentazione passiva, esula dalla sola connivenza sconfinando nel concorso, per lo meno morale, di persone nel reato. 

A questo punto mi sono venuti in mente tutti quei delitti, dagli abusi sessuali alle violenze sulle donne, per esempio, in cui la connivenza spesso la fa da padrone, e penso che in questi casi non debba rimanere assolutamente impunita, come spesso avviene. 

Connivenza in questi casi vuol dire omertà, tacito consenso, ergo, complicità morale. 

Chi assiste ad un reato del genere senza far nulla, secondo me concorre moralmente nel reato, perché facendo finta di nulla è come se approvasse l’esecuzione del reato stesso e spingesse moralmente l’esecutore materiale a continuare nel suo comportamento delittuoso. 

La linea che divide il concorso di persone nel reato e la connivenza è quindi sottilissimo. 

Perché allora non associarlo per legge al reato di concorso morale di persone e punire chi non denuncia i reati a cui assiste passivamente, spesso facendolo per anni? 

Potrebbe per esempio essere inserito un comma specifico all’art. 110 c.p, per la connivenza di taluni reati più gravi, senza che ogni volta la Cassazione debba fare i salti mortali per assimilare di volta in volta la connivenza al reato di concorso di persone nel reato.

giovedì 15 ottobre 2020

Diritto penale

Oggi tocca al manuale di diritto penale del mitico Roberto Garofoli, un’autorità in questo campo, mettere alla prova le mie capacità mnemoniche e di ragionamento, ormai provate dal peso degli anni che avanzano inesorabilmente (un po’ di autoironia non guasta mai). 

Per l’ennesima volta studio, e lo faccio sempre con piacere, la successione di leggi penali nel tempo e l’applicabilità o meno della irretroattività e retroattività delle leggi penali, a seconda dei casi e delle circostanze, che non sto qui a spiegarvi per non tediarvi. Naturalmente i giuristi sanno di cosa sto parlando, ossia, che tutto, o quasi, ruota intorno all'art. 2 c.p. che con pochi commi regola tutto il sistema dell’utilizzo della successione delle leggi penali spalmate nel tempo. 

Ovviamente, ogni giurista che si rispetti, a maggior ragione chi studia per diventare magistrato, ha le sue preferenze in merito alle materie di studio concorsuali, che per l’esame scritto sono tre: diritto civile, penale e amministrativo. A molti piace il diritto civile, ad alcuni solo taluni argomenti che ne fanno parte, quali possono essere il lavoro, la famiglia, la filiazione, i contratti, etc, ad altri piace il diritto amministrativo. A me affascina molto il diritto penale. 

Perché vi dico tutto questo? 

Semplicemente perché man mano che vado avanti con lo studio per il concorso per accedere in magistratura, mi accorgo che il diritto penale mi appassiona sempre di più. Lo trovo preciso, rigoroso, dà un senso di affidabilità, sembra fatto apposta perché non ci siano dubbi di sorta che possano nascere da interpretazioni, perché la legge penale si applica e basta, e lo spazio all'interpretazione, spesso estemporanea, che a volte si fa nel diritto in generale, qui trova poco spazio. 

Il diritto penale, in buona sostanza, non può concedersi il lusso di mandare qualcuno in galera solo per il fatto che ci sia stata una diversa interpretazione di un articolo di legge oppure una sua incomprensione, perché qui i principi di tassatività e determinatezza della legge penale sono d’obbligo, in quanto la norma penale deve indicare con precisione il comportamento vietato e la sanzione prevista. Per effetto del principio di tassatività, quindi, che è un corollario del principio di legalità, è assolutamente necessario che la norma penale sia formulata in modo tale da consentire al giudice l’individuazione del tipo di fatto disciplinato da una determinata norma, così da assicurare una corrispondenza tra fatto storico che concretizza un determinato illecito e il relativo modello astratto. 

Uno dei principi cardine del nostro ordinamento penale risulta essere quindi quello di tassatività della legge penale, dal quale discende il divieto di estensione analogica in malam partem
La tassatività, dunque, trova il proprio fondamento nella certezza del diritto penale, e lo fa principalmente per esigenze garantiste del favor libertatis, il quale è un’esigenza imprescindibile del nostro sistema giuridico, perlomeno finché si rimane ancorati alla giusta norma di civiltà secondo cui:
la libertà è la regola e la pena l’eccezione”.

mercoledì 14 ottobre 2020

Mi ero perso, ma ora ho ritrovato la strada

Sono trascorsi otto mesi dal mio ultimo post, tanti, forse troppi, durante i quali è successo di tutto, in primis la pandemia del Covid19 che ha devastato, non solo i corpi di molte persone, ma anche confuso le menti in quanto è stato in grado di variare il concetto di futuro e di priorità nella vita.

Per quello che concerne il concorso in magistratura a cui ho fatto domanda di partecipazione, i cui esami scritti sarebbero dovuti tenersi ai primi di giugno 2020, per evitare inutili assembramenti e rischi per la salute dei concorrenti, il diario delle date degli esami scritti è stato rinviato sine die di volta in volta. L’ultimo rinvio risale alla Gazzetta Ufficiale del 25 settembre 2020 con la quale rinviano ancora il diario delle prove scritte al 27 novembre 2020. Sarà la volta buona che decidano finalmente quando tenere gli esami scritti? Mah, ne dubito, visto che i contagi hanno ripreso a salire. Staremo comunque a vedere. 

Intanto lo stress da concorso aumenta, come pure lo studio del diritto, anche se con tante incertezze, e parlo per me stesso, e senza sapere quando finalmente potrò mettere in atto quello che sto divorando con la mente ed assorbendo dai manuali di diritto. 

Perdersi però nell’incertezza e tornare deboli è un attimo. 

Proprio come dice il titolo di questo post, mi ero perso nei meandri dei miei pensieri funesti, nelle logiche del “ma chi me lo fa fare a questa età ad ostinarmi a voler fare il magistrato”, nello sconforto dell’incertezza del futuro, nei mille pensieri di come sarebbe stato il mio nuovo lavoro da novello magistrato ultracinquantenne ma con tanta gavetta ancora da fare, ovviamente nella remota ipotesi che avessi vinto. 

Come ho detto prima, perdersi è un attimo. 

Al mio smarrimento hanno anche pesantemente contribuito le note vicende degli scandali della magistratura, dove c’era qualche magistrato che gestiva il suo potere all’interno dell’organizzazione del C.S.M. come un vero e proprio padrino mafioso. 

Anche in questo caso mi sono fatto tante domande, del tipo: 

Ma sono proprio sicuro di voler far parte di questa organizzazione malata che è diventata la magistratura?”. 

È arrivato poi il momento del riscatto mentale, dell’orgoglio, della forza delle motivazioni di fondo che mi hanno spinto a voler fare il magistrato a prevalere su tutti i miei dubbi e le mie paure. 

Ed è così che mi sono dato una risposta a quella domanda: 

Si, sono sicuro di voler fare il magistrato, perché un’organizzazione un po’ malaticcia come la magistratura odierna ha bisogno di gente sana come me per curarla ed alzarle il tono di salute”. 

Dalle sconfitte e dalle debolezze c’è sempre da imparare, ed io ho capito che nei momenti di sconforto bisogna aggrapparsi sempre alle motivazioni di fondo che ci spingono a fare determinate scelte, e chiedersi sempre se sono tuttora valide e se costituiscono ancora un traguardo da raggiungere nella vita. Se la risposta è positiva, bisogna allora rialzarsi aggrappandosi con tutte le forze alle nostre motivazioni, stringere i denti e continuare la corsa verso l’obiettivo prefissato. 

Ed eccomi qui ora, a condividere ancora questa mia esperienza con voi, a studiare alacremente diritto tutti i santi giorni, più forte di prima, più convinto che mai a proseguire nel mio percorso tortuoso della scalata verso la magistratura. 

Se proprio non devo vincerla questa corsa, deve essere solo ed esclusivamente per la forza degli altri concorrenti, non per le mie debolezze.

lunedì 10 febbraio 2020

I veri miracoli li fanno gli uomini

Ho visto recentemente al cinema l'ultimo film di Ficarra e Picone. Devo dire che mi è piaciuto molto, ma soprattutto mi è rimasta impressa nella mente una frase che ancora oggi mi ruota nella testa: 
I veri miracoli li fanno gli uomini

Nulla di più vero perché, pensateci bene, al di là dei colpi di fortuna che non guastano mai, le cose migliori della nostra vita le abbiamo sempre ottenute dopo innumerevoli sacrifici, dedizione, tanto lavoro, caparbietà. Insomma, dopo aver compiuto un vero e proprio miracolo, abbiamo finalmente ottenuto quello che ci eravamo preposti. Ed è questo, a mio parere, l’approccio che dobbiamo avere nella nostra vita se vogliamo raggiungere i nostri obiettivi a tutti i costi. 

Non ho potuto fare a meno, allora, di adattare questa frase straordinaria alla mia particolare situazione di ultracinquantenne aspirante magistrato, che sta dedicando anima e corpo allo studio del diritto per vincere questo concorso, nonostante le innumerevoli voci da sirena che mi giungono nelle orecchie e che mi sussurrano: "ma chi te lo fa fare!

Quello che sto cercando di ottenere da me stesso è un vero e proprio miracolo, lo so, per tutta una serie di motivi oggettivi, molti dei quali legati alla difficoltà del concorso e alla bassa percentuale di riuscita dei candidati in genere, dovuti anche al fatto che, nel contempo dello studio, io lavoro ed ho una famiglia. Ma il mio traguardo non è una chimera, perché sento che questo obiettivo è alla mia portata. Ce la posso fare, ce la devo fare.

mercoledì 1 gennaio 2020

Si continua a studiare in maniera solida e alacremente

I giorni passano velocemente, quasi non me ne accorgo di quanto sono veloci. Siamo già al nuovo anno, sembra che manchi ancora tanto agli scritti del concorso, mentre invece secondo me alla fin fine la fatidica data è quasi dietro l’angolo. Intanto, imperterrito, continuo a studiare ad una media di tre, a volte quattro, ore al giorno, senza riguardo a fine settimana, feste, vigilie, Natale o Capodanno. Si studia sempre, senza sosta, non si molla di un centimetro. L’obiettivo di diventare magistrato è troppo importante per me, per cui metterò in opera tutte le mie forze e capacità per raggiungere questo traguardo. 

Il metodo di studio che sto adottando per aggredire i diritti penale, civile e amministrativo è di tipo intensivo e volto ad assimilare tutti i concetti e gli istituti delle tre materie. Voglio in pratica penetrare nei vari argomenti, farli miei, quasi in una sorta di amplesso cognitivo. Sto studiando in maniera alternata diritto civile, penale e amministrativo, dedicando ad ognuno di essi una giornata intera di studio cercando di coprire tutti gli argomenti. Per il momento ritengo di essere moderatamente soddisfatto dei miei risultati di studio, ma ovviamente non mi basta, devo migliorare ancora di più, prima di ritenermi almeno ottimamente soddisfatto. 

Ogni materia di studio ha le sue peculiarità che vanno a scontrarsi con la mia soggettività. Per esempio, a me piace tantissimo il diritto penale, per cui lo studio con piacere e mi sembra di assimilarne i concetti in maniera più efficace. Questa è la materia con la quale sono più a buon punto di conoscenza. Allo stato attuale riuscirei a parlare di qualsiasi argomento attinente. Ovviamente devo assolutamente ancora migliorare, in quanto prima degli esami scritti deve diventare una parte di me, un elemento intrinseco del mio essere. Diritto civile invece ha molti argomenti che mi piacciono, e di cui sono a buon punto di studio, ma ce ne sono alcuni che trovo davvero ostici, quali le obbligazioni e i contratti, i quali spesso devo rileggerne i contenuti in quanto a tratti mi sembrano delle grandi supercazzole di cui non ci capisco niente. Diritto Amministrativo infine non è poi così male, si tratta di argomenti non difficili da assimilare, ma spesso sono pallosi, specie quando insistono sulle lunghe fasi delle procedure amministrative. 

Questo è quanto. Ora, bando alle ciance, la mia pausa è terminata e si ritorna a studiare.

venerdì 22 novembre 2019

Finalmente il bando di concorso

Ci siamo, il tempo scorre inesorabilmente, e il bando del concorso per 310 magistrati ordinari è stato pubblicato il 19 novembre sulla Gazzetta Ufficiale. Inutile dirlo, che tanta è la voglia di voler essere un magistrato, che la domanda di partecipazione l’ho inviata il 19 stesso. Ora, in frenetica attesa del giorno degli esami scritti, le date certe saranno rese note il 27 marzo 2020, ma presumibilmente saranno i primi di giugno 2020, non mi resta che abbassare la testa sui libri e studiare tanto fino ad assimilare i concetti degli istituti e farli miei, possederli, imprigionarli dentro la mia testa.


Voglio ovviamente vincerlo questo concorso e combatterò con forza e audacia sino alla fine, ma se proprio non dovesse succedere, voglio perdere con l’onore delle armi, devo essere sconfitto da candidati più bravi di me, e non da me stesso, magari perché non ho studiato abbastanza o non mi sono esercitato a dovere nello scrivere i vari temi giuridici. Quindi, bando alle ciance e mi rimetto a studiare.

martedì 5 novembre 2019

La mia motivazione

La pubblicazione del bando del concorso per magistrato è imminente. Ci siamo quasi, e l’ansia sale, l’attesa si fa estenuante, lo studio delle materie va avanti in maniera imperterrita. L’esito del concorso è per me motivo di apprensione. Lo so, voi gentilmente mi ricordate che ho 56 anni e che sono quasi in dirittura d’arrivo per la pensione e dovrei pensarla in questo modo: “Se non passo, ciccia, ma chi se ne frega!”. E invece no, sono ancora qui a gestire la mia vita come se di anni ne avessi almeno venticinque in meno. Quando si vuole raggiungere un obiettivo nella vita, e si hanno forti motivazioni per farlo, beh, l’età in questo caso è solo un dettaglio numerico, che nel mio caso non influisce negativamente nella forte volontà che ho di raggiungere ciò che mi sono prefissato, a monte delle mie solide motivazioni. 

Purtroppo nella vita gli obiettivi che si vogliono raggiungere non sono sempre dietro l’angolo, e non sempre sono raggiungibili nel momento in cui si vuole farlo. Talvolta bisogna rincorrerli per molto tempo con tenacia e determinazione. La mia motivazione arriva da molto lontano, e vorrei brevemente condividerla con voi. 

Ero un ragazzo ventenne, appena diplomato, e come tutti i miei coetanei iniziavo a chiedermi cosa fare nella vita. Mi ero iscritto all’università, ma per continuare avevo bisogno di soldi. Riuscivo a racimolare qualcosa facendo dei lavoretti saltuari, ma non erano sufficienti. La famiglia non poteva supportarmi più di tanto perché, morto mio padre anni addietro, mia madre lavorava guadagnando a malapena il necessario per darci da mangiare e vestirci. 

Decisi di fare domanda in Polizia. Era sempre stato un mio sogno. Il desiderio di essere parte attiva nel processo di mantenimento della giustizia e della legalità era un seme che covava in me da moltissimo tempo. Non so ora, ma in quel periodo, parliamo degli inizi degli anni Ottanta, la domanda per arruolarsi in Polizia andava fatta alla Questura, la quale in genere dopo un breve lasso di tempo ti inviava la comunicazione per recarti a sostenere le visite e i test, e così feci. 

Erano trascorse diverse settimane e non avevo ancora ricevuto alcuna notizia dalla Questura. Dopo un inutile tentativo telefonico di chiedere lumi, decisi alla fine di recarmi di persona in Questura per chiedere le sorti della mia domanda di arruolamento in Polizia. Mi dissero subito che la mia domanda non era stata accettata. Chiesi allora i motivi di tale diniego, ma sembrò piuttosto difficile avere una risposta chiara. Mi rimpallarono per diversi uffici, e tutti sembravano restii a dirmi cosa stava succedendo, accampando di volta in volta scuse diverse. Alla fine trovai un poliziotto con le “palle” il quale mi disse con estrema franchezza, e devo dire con altrettanto tatto, che la mia domanda non era stata accolta per via dei precedenti penali di mio padre, il quale aveva avuto in passato, neanche tanto remoto, qualche “problemino” con la giustizia. 

A quelle parole mi cadde il mondo addosso, quasi piansi. Ritenevo quella decisione una pura ingiustizia. Ripetevo continuamente a me stesso, mentre sommessamente mi lasciavo il portone della Questura alle spalle, che cosa avessi io fatto di male, mi chiedevo con gli occhi lucidi perché le colpe dei padri dovevano ricadere sul destino dei figli, tra l’altro il mio era un padre che non vedevo dall’infanzia in quanto divorziato da mia mamma, ed inoltre costantemente impegnato in altro luogo, sempre per via di quei famosi “problemini” con la giustizia. Fortunatamente oggi le cose dal punto di vista del diritto sono cambiate, ma a me è rimasto un trauma per molto tempo. E’ come se mi avessero spezzato le ali e non fossi più in grado di volare. 

Ripromisi comunque a me stesso che un giorno, in un modo o in un altro, avrei raggiunto il mio obiettivo di operare nell’ambito della Giustizia in un ruolo importante, di spessore, quale il magistrato, ma era ancora presto, le ferite facevano ancora male. Da allora, nel corso degli anni mi sono successe tante cose, alcune piacevoli, altre meno. Mi sono comunque costruito pian piano la consapevolezza della mia motivazione, oltre che una base di studio solida. Per farvela breve, sono riuscito a raggiungere diversi obiettivi nella mia vita, ovviamente quando ho potuto, ossia quasi mai nell’età che per consuetudine si ottengono titoli accademici. Sono così riuscito a prendere una laurea triennale a 44 anni, successivamente ho fatto 2 master, poi la laurea magistrale in Giurisprudenza a 53 anni, e infine la SSPL (Scuola di Specializzazione in Professioni Legali) della durata di 2 anni accademici, la quale mi dà il diritto di partecipare al concorso per magistrati. 

Ed eccomi qua, più forte e motivato che mai nel voler raggiungere questo ulteriore obiettivo che ho in mente da quando ero ragazzo dopo quella terribile esperienza che vi ho narrato: fare il magistrato. Lo so, sono arrivato tardi al rush finale, ma credetemi, ce la metterò tutta per arrivare sul podio.

venerdì 25 ottobre 2019

L'importanza di esercitarsi a scrivere

Nell'economia del concorso per magistrati, non bisogna assolutamente trascurare il fattore scrittura. Il primo ostacolo che un aspirante magistrato incontra è proprio quello della scrittura. Infatti, gli esami scritti di diritto civile, penale e amministrativo, sono quelli che hanno tolto il sonno alla maggior parte dei partecipanti. Si tratta di un esame che ha una elevatissima percentuale di bocciati. Il modo migliore quindi per affrontare gli scritti e sperare di passarli è quello di esercitarsi nella scrittura per raggiungere un livello di scioltezza e sicurezza che consentano di affrontare con più serenità i temi scritti. 

Girando per i forum che riuniscono molti degli aspiranti magistrati, la maggior parte di coloro che vi hanno già partecipato sostengono che ai fini dell'esame scritto conta di più come la si scrive una cosa anziché la quantità di cose che si sanno e cosa si scrive. Saper scrivere bene, quindi, è un valore aggiunto che va a colmare durante l'esame, insieme ai codici, eventuali lacune contenutistiche che possono palesarsi sul momento. Per farlo, il modo migliore è quello di esercitarsi continuamente, ovviamente con cognizione di causa. 

Tutto ciò si traduce nel fatto che bisogna continuamente e più volte prendere un tema giuridico qualsiasi ed analizzarlo evidenziando gli istituti giuridici coinvolti e i loro eventuali rinvii, poi mettere giù due righe impostando una sorta di struttura di ciò che si andrà a scrivere, e infine scrivere, scrivere, scrivere, e a distanza di tempo rileggere tutto cercando di carpire gli errori commessi o, per i più fortunati, far leggere i propri scritti a qualcuno che ne sa più di noi di diritto.

Ne sono talmente convinto di questo, che, a parte la scrittura di questo diario, simultaneamente allo studio per questo concorso, sto dedicando del tempo alla scrittura. Ho infatti pubblicato nei giorni scorsi l'ennesimo libro, si tratta di un saggio dal titolo Storia della Crittografia Classica (reperibile su Amazon insieme ad altri libri scritti da me), e proprio stamane è stato pubblicato un mio articolo inerente lo stalking che potete trovare al link: 


giovedì 24 ottobre 2019

La forza della motivazione

Sono sempre più insistenti le voci che dicono che l'uscita del bando è imminente. A conforto di queste voci ci sono ben due indizi: il ministro della Giustizia ha mandato qualche giorno fa una lettera al CSM chiedendo che vengano messi a concorso 310 posti da magistrato ordinario, e il CSM ieri ha deliberato di mettere a concorso i posti richiesti dal ministro. 
Siamo a buon punto quindi, a breve uscirà il bando di concorso, non vedo l’ora, sebbene a mio parere i posti che metteranno a concorso sono davvero pochi in quanto non andranno a colmare la carenza di personale. 

Comunque, i partecipanti al concorso, come al solito, sono tanti, e credetemi, la maggior parte sono tutti più bravi di me, mi tocca studiare tanto quindi, sebbene, in quanto a motivazione sarà difficile superarmi. 

Rimane comunque un concorso difficilissimo da superare, non solo per la quantità degli argomenti, ma soprattutto per la qualità dello studio che deve essere affrontato. Non solo: la concorrenza è forte e spietata. Sono tutti preparati e motivati, oltre ad esserci un rapporto molto ampio tra posti disponibili e partecipanti. Una bella lotta, quindi. Pensate che nello scorso concorso hanno consegnato tutti gli scritti 3091 candidati, mentre i posti a concorso erano 330, quindi in teoria passerebbe all'incirca 1 su 10 candidati. 

Davvero una bella lotta, vedremo come saranno le cose a questo nuovo concorso. In ogni modo, ce la posso fare, ma servono molti elementi da tenere assieme in sinergia, ossia tanto impegno e dedizione, studio e buona organizzazione, e ovviamente è indispensabile per avere successo possedere una forte motivazione da tenere sempre in alto su tutto. Ne sono convinto, ce la farò, magari anche con un po’ di fortuna, che non guasta mai.

Ci siamo quasi

Sono passati lunghi mesi dall'ultima volta che ho tracciato le mie parole su questo blog, e questo mi rattrista profondamente. Nel corso...