mercoledì 14 ottobre 2020

Mi ero perso, ma ora ho ritrovato la strada

Sono trascorsi otto mesi dal mio ultimo post, tanti, forse troppi, durante i quali è successo di tutto, in primis la pandemia del Covid19 che ha devastato, non solo i corpi di molte persone, ma anche confuso le menti in quanto è stato in grado di variare il concetto di futuro e di priorità nella vita.

Per quello che concerne il concorso in magistratura a cui ho fatto domanda di partecipazione, i cui esami scritti sarebbero dovuti tenersi ai primi di giugno 2020, per evitare inutili assembramenti e rischi per la salute dei concorrenti, il diario delle date degli esami scritti è stato rinviato sine die di volta in volta. L’ultimo rinvio risale alla Gazzetta Ufficiale del 25 settembre 2020 con la quale rinviano ancora il diario delle prove scritte al 27 novembre 2020. Sarà la volta buona che decidano finalmente quando tenere gli esami scritti? Mah, ne dubito, visto che i contagi hanno ripreso a salire. Staremo comunque a vedere. 

Intanto lo stress da concorso aumenta, come pure lo studio del diritto, anche se con tante incertezze, e parlo per me stesso, e senza sapere quando finalmente potrò mettere in atto quello che sto divorando con la mente ed assorbendo dai manuali di diritto. 

Perdersi però nell’incertezza e tornare deboli è un attimo. 

Proprio come dice il titolo di questo post, mi ero perso nei meandri dei miei pensieri funesti, nelle logiche del “ma chi me lo fa fare a questa età ad ostinarmi a voler fare il magistrato”, nello sconforto dell’incertezza del futuro, nei mille pensieri di come sarebbe stato il mio nuovo lavoro da novello magistrato ultracinquantenne ma con tanta gavetta ancora da fare, ovviamente nella remota ipotesi che avessi vinto. 

Come ho detto prima, perdersi è un attimo. 

Al mio smarrimento hanno anche pesantemente contribuito le note vicende degli scandali della magistratura, dove c’era qualche magistrato che gestiva il suo potere all’interno dell’organizzazione del C.S.M. come un vero e proprio padrino mafioso. 

Anche in questo caso mi sono fatto tante domande, del tipo: 

Ma sono proprio sicuro di voler far parte di questa organizzazione malata che è diventata la magistratura?”. 

È arrivato poi il momento del riscatto mentale, dell’orgoglio, della forza delle motivazioni di fondo che mi hanno spinto a voler fare il magistrato a prevalere su tutti i miei dubbi e le mie paure. 

Ed è così che mi sono dato una risposta a quella domanda: 

Si, sono sicuro di voler fare il magistrato, perché un’organizzazione un po’ malaticcia come la magistratura odierna ha bisogno di gente sana come me per curarla ed alzarle il tono di salute”. 

Dalle sconfitte e dalle debolezze c’è sempre da imparare, ed io ho capito che nei momenti di sconforto bisogna aggrapparsi sempre alle motivazioni di fondo che ci spingono a fare determinate scelte, e chiedersi sempre se sono tuttora valide e se costituiscono ancora un traguardo da raggiungere nella vita. Se la risposta è positiva, bisogna allora rialzarsi aggrappandosi con tutte le forze alle nostre motivazioni, stringere i denti e continuare la corsa verso l’obiettivo prefissato. 

Ed eccomi qui ora, a condividere ancora questa mia esperienza con voi, a studiare alacremente diritto tutti i santi giorni, più forte di prima, più convinto che mai a proseguire nel mio percorso tortuoso della scalata verso la magistratura. 

Se proprio non devo vincerla questa corsa, deve essere solo ed esclusivamente per la forza degli altri concorrenti, non per le mie debolezze.

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