martedì 5 novembre 2019

La mia motivazione

La pubblicazione del bando del concorso per magistrato è imminente. Ci siamo quasi, e l’ansia sale, l’attesa si fa estenuante, lo studio delle materie va avanti in maniera imperterrita. L’esito del concorso è per me motivo di apprensione. Lo so, voi gentilmente mi ricordate che ho 56 anni e che sono quasi in dirittura d’arrivo per la pensione e dovrei pensarla in questo modo: “Se non passo, ciccia, ma chi se ne frega!”. E invece no, sono ancora qui a gestire la mia vita come se di anni ne avessi almeno venticinque in meno. Quando si vuole raggiungere un obiettivo nella vita, e si hanno forti motivazioni per farlo, beh, l’età in questo caso è solo un dettaglio numerico, che nel mio caso non influisce negativamente nella forte volontà che ho di raggiungere ciò che mi sono prefissato, a monte delle mie solide motivazioni. 

Purtroppo nella vita gli obiettivi che si vogliono raggiungere non sono sempre dietro l’angolo, e non sempre sono raggiungibili nel momento in cui si vuole farlo. Talvolta bisogna rincorrerli per molto tempo con tenacia e determinazione. La mia motivazione arriva da molto lontano, e vorrei brevemente condividerla con voi. 

Ero un ragazzo ventenne, appena diplomato, e come tutti i miei coetanei iniziavo a chiedermi cosa fare nella vita. Mi ero iscritto all’università, ma per continuare avevo bisogno di soldi. Riuscivo a racimolare qualcosa facendo dei lavoretti saltuari, ma non erano sufficienti. La famiglia non poteva supportarmi più di tanto perché, morto mio padre anni addietro, mia madre lavorava guadagnando a malapena il necessario per darci da mangiare e vestirci. 

Decisi di fare domanda in Polizia. Era sempre stato un mio sogno. Il desiderio di essere parte attiva nel processo di mantenimento della giustizia e della legalità era un seme che covava in me da moltissimo tempo. Non so ora, ma in quel periodo, parliamo degli inizi degli anni Ottanta, la domanda per arruolarsi in Polizia andava fatta alla Questura, la quale in genere dopo un breve lasso di tempo ti inviava la comunicazione per recarti a sostenere le visite e i test, e così feci. 

Erano trascorse diverse settimane e non avevo ancora ricevuto alcuna notizia dalla Questura. Dopo un inutile tentativo telefonico di chiedere lumi, decisi alla fine di recarmi di persona in Questura per chiedere le sorti della mia domanda di arruolamento in Polizia. Mi dissero subito che la mia domanda non era stata accettata. Chiesi allora i motivi di tale diniego, ma sembrò piuttosto difficile avere una risposta chiara. Mi rimpallarono per diversi uffici, e tutti sembravano restii a dirmi cosa stava succedendo, accampando di volta in volta scuse diverse. Alla fine trovai un poliziotto con le “palle” il quale mi disse con estrema franchezza, e devo dire con altrettanto tatto, che la mia domanda non era stata accolta per via dei precedenti penali di mio padre, il quale aveva avuto in passato, neanche tanto remoto, qualche “problemino” con la giustizia. 

A quelle parole mi cadde il mondo addosso, quasi piansi. Ritenevo quella decisione una pura ingiustizia. Ripetevo continuamente a me stesso, mentre sommessamente mi lasciavo il portone della Questura alle spalle, che cosa avessi io fatto di male, mi chiedevo con gli occhi lucidi perché le colpe dei padri dovevano ricadere sul destino dei figli, tra l’altro il mio era un padre che non vedevo dall’infanzia in quanto divorziato da mia mamma, ed inoltre costantemente impegnato in altro luogo, sempre per via di quei famosi “problemini” con la giustizia. Fortunatamente oggi le cose dal punto di vista del diritto sono cambiate, ma a me è rimasto un trauma per molto tempo. E’ come se mi avessero spezzato le ali e non fossi più in grado di volare. 

Ripromisi comunque a me stesso che un giorno, in un modo o in un altro, avrei raggiunto il mio obiettivo di operare nell’ambito della Giustizia in un ruolo importante, di spessore, quale il magistrato, ma era ancora presto, le ferite facevano ancora male. Da allora, nel corso degli anni mi sono successe tante cose, alcune piacevoli, altre meno. Mi sono comunque costruito pian piano la consapevolezza della mia motivazione, oltre che una base di studio solida. Per farvela breve, sono riuscito a raggiungere diversi obiettivi nella mia vita, ovviamente quando ho potuto, ossia quasi mai nell’età che per consuetudine si ottengono titoli accademici. Sono così riuscito a prendere una laurea triennale a 44 anni, successivamente ho fatto 2 master, poi la laurea magistrale in Giurisprudenza a 53 anni, e infine la SSPL (Scuola di Specializzazione in Professioni Legali) della durata di 2 anni accademici, la quale mi dà il diritto di partecipare al concorso per magistrati. 

Ed eccomi qua, più forte e motivato che mai nel voler raggiungere questo ulteriore obiettivo che ho in mente da quando ero ragazzo dopo quella terribile esperienza che vi ho narrato: fare il magistrato. Lo so, sono arrivato tardi al rush finale, ma credetemi, ce la metterò tutta per arrivare sul podio.

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